Manifesto di un teatro errante
Bradamante è un’eroina del ciclo carolingio, donna coraggiosa, umile e leale che è cavaliera errante e protettrice della sua terra.
Bradamante appartiene alla terra di racconti erranti che, a cavallo dell´immaginazione, percorrono i crinali dove si incontrano storie e personaggi di confine. La parola è la sua spada, le radici la sua armatura, i suoi compagni il vento della musica e dei racconti, i profili delle montagne, il suono del mare, i viaggiatori, i luoghi in cui si ferma.
I 10 PUNTI DEL MANIFESTO
- Teatro di mare, terra e vento, teatro che non nasconde il suo accento. Teatro di geografie interiori, teatro che attraversa e valorizza i territori.
- Teatro che è giardiniere del suo piccolo paese, perché è convinto che nel piccolo ci sia anche il grande. Che si batte per la diffusione della poesia, con i piccoli gesti di tutti: piante, animali, persone, universo creato.
- Teatro che vuole avere cura e amore ad ogni passo, rispettando le differenze e cercando i punti di incontro.
- Teatro errante, non per fuggire ma che sia come le onde del mare nel suo costante andare e rivenire. Che sappia trovare l’utile in ciò che molti pensano sia inutile (come osservare le nuvole, il volo degli uccelli o la crescita di una foglia).
- Un teatro che sta dalla parte degli ultimi, di chi non ha voce, di chi ha ancora forti speranze. Un teatro contro il neocapitalismo che divora il pianeta, consumandolo, derubandolo della sua bellezza, creando enormi disparità nella distribuzione della ricchezza, impoverendo la cultura e creando bisogni effimeri. Un teatro che sappia resistere ed opporsi alle ingiustizie, lottando pacificamente attraverso la poesia, la cultura, la condivisione perché “nessun mutamento storico è possibile senza passare per il cuore dell’uomo”, direbbe Sandro Cianci.
- Un teatro che sa anche stare da solo, che sappia fare anche il vuoto, che non cerca di riempire un contenitore, un teatro che sia fatto di cuore.
- Un teatro che osservi e racconti il mutamento ,che proponga riflessioni incontrando l’altro e sfidando lo scoramento.
- Un teatro dei paesi, anche quelli feriti, soli, pietrificati, che sappia portare luce e illuminare i sentieri dimenticati.
- Un teatro delle città che vada a raccogliere, svelare, raccontare quella città visibile ma, soprattutto, invisibile.
- Un teatro che ha scelto il mondo come casa: sotto le stelle, nelle piazze, nei teatri, nelle scuole, sulle aie, in montagna, nelle case, in riva al mare, nello sguardo dei bambini, sotto un albero di fico... Ovunque ci sia ascolto si può creare uno spazio e una piccola comunità ariosa, dove il vento, che non è mai lo stesso, ci porta e ci trasporta. Giuliano Scabia ha scritto: “Il teatro è un carro pieno di vento.”